La Rubrica della Domenica

 

 

DA DOMENICA 25 MARZO PARTE LA RUBRICA DOMENICALE: " VORREI ESSERE CONTENTO".

PARTIAotMO CON ELVIO ED ANTONELLA. POTRANNO SCRIVERE TUTTI I CADDIANI ISCRITTI

 

Gerardo Rosa Salsano

 

 

 

 


DA UNA GIOVANE CADDIANA UN MESSAGGIO ALL’UMANITA’: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA

Dicono che la morte sia più dura per chi sopravvive. E' difficile dire addio . A volte impossibile. Non smetti mai di sentire la mancanza , è questo che rende le cose difficili. Lasciamo briciole di noi dietro le nostre spalle , piccoli ricordi , una vita intera di memorie , foto , fronzoli. Cose per farci ricordare quando non ci saremo più. E' per questo che siamo egoisti.

Meredith Grey

Lasciare qualcosa, noi lasciamo tanto quando muoriamo. La famiglia , le nostre cose , ma anche problemi e , dicono , il dolore. Quando sei vecchio e capisci che ormai il tuo momente è arrivato , non ti viene da chiederti: ma a che serve? A cosa è servito?

Anni e anni di sacrifici , una vita di fatiche per poi arrivare alla morte. Che tipo di Dio è uno che crea un mondo senza la minima via d'uscita? E non ci dà nemmeno la garanzia di cosa accadrà dopo?

Qualcuno disse : "O dio non esiste o è incredibilmente crudele". Questo è il vero enigma che si dovrebbe porre ogni essere umano. Non serve creare qualcosa che è destinato alla morte. Allora perchè creare noi?

Sicuri che sia così bello vivere? Tanti momenti vuoti , tanti momenti di tristrezza... Non sarebbe stato meglio essere stati granelli di sabbia trasportati dal vento e assaporare solo la libertà?

 

I granelli di sabbia sono intrappolati dal vento, costretti a non stare mai fermi. Una punizione degna di un girone dell'inferno.

E' vero, la nostra vita non è mai come la vorremmo. Trascorriamo i nostri giorni a fare lo slalom tra capi esigenti , figli che si svegliano nel bel mezzo della notte piangendo , bollette da pagare e Dio solo sa che altro ; e l'unica cosa che cerchiamo di fare è sopravvivere fino a domani.

Ma se prendessimo fiato per un secondo e ci guardassimo attorno? Quell'ufficio dove ci rechiamo ogni singolo giorno non è forse il posto dove arrivi e vieni salutato da tutti? E a salutarti non sono quelle persone con cui , a fine giornata , vai a berti una birra e a prenderlo in giro il capo? O quel bambino , che ormai è da tre notti che ti tiene sveglio, non è forse la forma umana che ha preso il tuo amore? Non è forse il momento più bello quello in cui lo stai cullando e vedi i suoi occhi chiudersi e puoi solo immaginare quello che stà vedendo?

Perchè non riusciamo a vedere tutto questo cosa ci dà ? Ogni secondo è una parte di vita che non tornerà. Ogni sentimento nella nostra vita , bello o brutto che sia , è unico e irripetibile. L'amore per un figlio , per una moglie , per un padre. O il sostegno di un amico o di un collega in un momento terribile.

Gli esseri umani tendono a vedere tutto dal lato negativo: con l'amore diventi vulnerabile , se hai bisogno d'aiuto sei debole... Le persone sono degli inguaribili sentimentali. Rassegnatevi e trovate quella goccia di amore in ogni secondo.

 

In alcuni casi non è per nulla facile trovare quella goccia d'amore.

Tutti quei bei motivi che ci danno i sentimentali per amare la vita come l'amore , l'amicizia.... a volte sono proprio loro ad ucciderci.

L'amore per esempio , amato e cantato da tutti i poeti. Cosa fa? Ti rende felice. Si , per cinque minuti. Poi da un giorno all'altro può crollarti tutto addosso.

E' come tornare a casa , il giorno prima avresti trovato tua moglie e tuo figlio e invece ora sei solo. Lei sen'è andata.

E tu sei in questo posto , ti guardi intorno e ti chiedi : "Ma è davvero qui che è iniziato tutto? E' questo il posto dei nostri sogni?" e vieni assalito da ricordi come quando tuo figlio , su quel divano giocava con le macchinine e nel lanciarne accidentalmente una aveva rotto il vaso che ti aveva regalato tua suocera e non avevi avuto la forza di sgridarlo perchè odiavi quel vaso , oppure quando lei ti aveva detto di essere incinta quando tu eri appena entrato dalla porta e avevi fatto cadere a terra una miriade di documenti , ma non ten'è fregato niente. Tutti ricordi che fanno accennare un sorriso. Poi ritorna la realtà. Sei solo e quei ricordi iniziano a farte male , più male che mai. Ora, ora avresti bisogno di un'amico. Ma chi? Chi di quelle persone? Chi è che davvero starebbe lì , a sostenerti e ascoltarti ogni volta che ne hai bisogno? La verità è che nessuno lo farebbe. Nessuno. Perchè gli uomini non si donano mai. Non penseranno mai a qualcuno che non siano loro stessi. E tu lo sai. E così scegli di restare solo, in una stanza vuota. Ed è da questo che nascono i mostri. Persone che hanno donato il loro cuore e che gli è stato distrutto, e nessuno si è preoccupato di dove andassero a finire i pezzi. Persone che hanno capito che l'Amore ti umilia , mentre l'odio ti culla.

Non sarebbe forse meglio se la nostra specie non avesse sentimenti? Nulla che può intralciarci. Nè amcizia , nè amore. Solo un obbiettivo da raggiungere.

L'uomo senza sentimenti sarebbe perfetto.

 

Si , peccato che l'uomo , senza sentimenti , non si accorgerebbe di essere perfetto perchè sarebbe ritornato una bestia.

Lotteremmo per la sopravvivenza e per i nostri interessi. Che mondo corrotto sarebbe? Non solo corrotto , ma anche triste e detestabile.

Davvero un uomo farebbe la scielta di vivere non per essere felice ma per arrivare a un obbiettivo ? Davvero un uomo non vorrebbe sentire mai più l'amore ? Quel sentimento che ti fa sentire così vivo ? Non sono forse le vite piene d'amore le migliori ? Io credo di si. Non c'è felicità più grande che tornare a casa la sera e vedere tua moglie , darle un bacio e sentirti dire: "Com'è andata la giornata?". E se questo non durasse per sempre è bello avere , in quei momenti in cui il dolore è così forte che non riesci a respirare, qualcuno che arriva e per quei cinque minuti abbandona tutto e viene da te. Solo perchè sei tu. Queste persone esistano , io voglio credere che esistano.

Perchè io sono così, volglio vedere solo il meglio , voglio credere che c'è qualcosa che può salvarci , voglio pensare che la mia anima sia quel pezzo di puzzle che si incastra perfettamente ad un altro , voglio pensare di essere indispensabile. Perchè io sono vivo.

 

Io non penso che il mondo cambierà , no , non credo proprio, perchè il mondo odia tutti ma quello che devi fare e fregartene e andare avanti comunque. Anche se sei in ginocchio e non vedi via d'uscita , anche quando ti senti solo , rialzati. Fallo. Perchè finchè il cuore batte vale la pena vivere. Finchè il cuore batte devi vivere.

E quando sarai di nuovo in piedi , e stà volta sarai arrivato in alto , penserai che la vista non è mai stata così bella.

 


SUICIDI E CRISI ECONOMICA

di Giuliana Poli Presidente del CAD della Provincia di ASCOLI

 

Per la prima volta, nella storia della Repubblica, il comportamento suicidario acquista fisionomia epidemica dai risvolti sociali. Chiediamo un parere al noto psicologo Vincenzo Caprioli di Pavia, che oltre ad essere psicoterapeuta con vasta esperienza nel trattamento delle sindromi depressive, ha una sua particolare visione del sociale odierno, ben descritta nei suoi molti articoli ed in particolare nel volume “Iperlogica, il cuore della ragione”.

Caprioli: “I gesti estremi e la tentazione suicidaria sono sempre espressione di una condizione psicologica deterioratasi nel tempo. L'aspetto depressivo, che esprime anche una profonda incapacità a rinnovarsi o adattarsi a condizioni drasticamente mutate, non esaurisce però il problema. Di fronte al susseguirsi di casi, tutti per tracollo finanziario, dobbiamo scomodare concetti che non riguardano più la psicopatologia bensì la sociopatologia. Anche dal punto di vista strettamente terapeutico, le armi che lo specialista usa abitualmente possono non bastare, se avulse da una visione del mondo e dalla società aggiornata, consapevole e condivisibile col paziente.

Ho conosciuto imprenditori divorati dal senso di impotenza, per una criticità della propria impresa che non può essere sanata lavorando meglio o di più. Queste persone, abituate a lottare ed esercitare ruolo trainante sui collaboratori, sprofondano nel baratro se tutto dipende dai capricci del mercato, dalla stretta creditizia, dall'insolvenza dei creditori. Ho conosciuto funzionari di aziende leader che semplicemente chiudono, tecnici in mobilità che non credono più di poter fare ancora ciò di cui sono esperti e per cui venivano apprezzati.

Sono diverse le situazioni di chi precipita in depressione reattiva connessa alla crisi; c'è però un comune denominatore di tante storie: i protagonisti non si sentono in grado di salvare ciò a cui più tengono, la loro capacità ed il loro impegno non sembrano determinanti. In questi casi i farmaci attenuano la sofferenza in modo discontinuo e perciò tanto più pericoloso, ma anche la psicoterapia può essere inappropriata se codotta con procedure tradizionali. Ricondurre a dinamiche interne un problema che si è subito senza colpa inasprisce il soggetto. Bisogna inquadrare il percorso terapeutico entro un'adeguata visione generale: questa crisi ha messo a nudo la gigantesca mancanza di discrezionalità della nostra classe dirigente (politica o tecnocratica). Il sistema di poteri dominante chiede a tutti i governi europei le stesse cose e si tratta di cose già dimostratesi utili alla finanza ma deleterie per le popolazioni; l'America Latina ha molto da raccontarci in proposito. L'economia virtuale sta strozzando l'economia reale, regalando le poche risorse rimaste (quelle vere) a chi muove capitali o addirittura li crea dal nulla. Chi capisce questi concetti e recupera il valore dei fondamentali (la terra, la famiglia, il lavoro come esercizio spirituale) è portato a vedere con maggiore obiettività la propria condizione e spesso trova la strada per contenere il danno e ripartire con progettualità nuove”.

 


“Dall’albero della Vita.. ogni frutto”

di AntonellaVentura

 

Chi sono io? Chi siamo Noi? Chi sei Tu? Dove siamo? Sono le stesse domande che accompagnano l’Uomo e il suo Pensiero, in un unico passo che, nella traduzione teorica, dicesi filosofia, ma nella trasposizione oggettiva e pratica, dicesi vita. A queste domande e alla relazione scientifica tra il pensiero e l’azione, dipendono tutta una serie di discipline variegate e interconnesse che non possono non prescindere da quelle domande iniziali ma che anzi ne circostanziano il tempo e il luogo dell’evoluzione umana, la sua storia. Ma la storia è un’altra storia, è fatta da un NOI e da quello che di Noi si lascia in termini di resti, avanzi, “ solo ai posteri l’ardua sentenza”, come scriveva A. Manzoni, tutto il resto invece è materia”viva”. Viva, in quanto l’Uomo ne è soggetto e al contempo oggetto, e il suo pensiero, che nella Filosofia viene trattato come separazione dal contenuto che si analizza, dall’altro lato è, il nostro “chiederci”, e diventa irriducibilmente come un chiamarci l’uno con l’altro. Questa chiamata, obbliga a contarci. E’ nella conta , che sta l’Economia, nel dispendio delle energie variegate che si esercitano a contare, l’origine di quella pratica scientifica, che di scientifico ha solo la metodologia, e non la gnosi, perché la conoscenza ne è la parte nobile dell’Economia e non finisce mai. Di Economia, oggi si parla sempre, si parla tanto, forse anche troppo, e dal propagarsi del suo nome nell’habitat, come una moderna Nemesi scaturiscono gli effetti della sua pratica. Di economia si muore, a differenza dell’amore, perché quando è tale, libera, di Economia invece quando viene ridotta ad una asfittica pratica burocratica, schiavizza l’Uomo, sino a portarlo alla morte. Di economia si muore, in modo silente a volte, ed altre in modo cruento e massificato come origine di ogni guerra, per via di quella benedetta anzi, maledetta conta, di cui sopra, e, ancora di economia si muore, per via di una cattiva economia. La visone così cinica di una realtà molto complessa, non tragga in facili considerazioni, liquidate come pensiero romantico, ma al contrario parte dalla considerazione più razionale del concetto di Economia, che trova nell’Illuminismo, nella ragione, la pietra di paragone della verità, (Critica della ragione Pura) Immanuel Kant , infatti quale metodo, come quello economico, può essere più razionale, se non quello che ne riduce il contenuto, riducendo le energie e i tempi? Quello che chiamiamo contenuto in termini economici è quasi sempre l’Uomo, e non il vile mezzo della sua conta il denaro, ma questo non viene mai, o quasi mai considerato, da qui il gap, sempre più incolmabile tra la Politica e l’Economia che è una altra di quelle scienze, che di scientifico non hanno più niente, se non la pratica della Statistica, utilizzata solamente, in termini di orientamento elettorale. Se si vuole riconsiderare in termini alti ed anche salubri il concetto di Economia, si deve ricominciare a valutare con parsimonia, termine quanto mai adeguato visto il tema, la caducità dell’Uomo in relazione al tempo, e dell’uso che l’Uomo fa di esso, perché come diceva S. Agostino a proposito del tempo, nessuno purtroppo si interroga mai su esso eppure sappiamo tutti di cosa si tratta . E’ in una nuova consapevolezza critica ed autocritica del proprio tempo la speranza cui si auspica per una ritrovata dialettica tra gli Uomini. Una nuova Era in cui un alto civismo prodigo di frutti diversi e non solo mele, ma ogni sorta di bio-diversità vegetale e naturale venga ridistribuita all’umanità intera e dove il termine vegetale, non sotto intenda una defezione delle attività cerebrali, bensì linfa vitale per la mente.

 


Vorrei essere contenta: di vivere in un’Italia in cui venga ridata DIGNITA’ alla Cultura e all’Arte

Viliana Cancellieri

 

"Cultura", mostro sacro dai mille volti misteriosi e affascinanti; culla dell'arte in cui si consuma un continuo confronto con se stessi e con gli altri; ricerca delle proprie radici; ponte teso tra il presente e il futuro; immagine di una umanità capace di creare e di vivere, di progettare e di evolversi; specchio, innalzato di fronte alla natura, che riflette il mistero dell'essere. La cultura va salvaguardata e promossa. Ma chi difende, questo mostro sacro, dai continui attacchi di una macchina industriale che si muove, inesorabilmente, su una strada fatta di incassi, di raddoppi di capitali, di esaltazione economica e di clientelismo? C'è chi crede ancora nell'eterno mistero della cultura e dell'arte come risultato dell’intimità assoluta dell'essere con un progetto di armonia creativa ? C'è ancora chi crede nella cultura quale unica speranza di una rinascita economica e sociale? O è forse vero che esiste solo un certo tipo di pseudo-cultura ipersovvenzionata e legata a interessi dei quali la politica attuale si fa “promotrice”? Oggi il cammino della VERA Cultura procede all’insegna della “follia”: perché è sicuramente una follia operare in assenza di sostegni economici e inventare, giorno per giorno, strumenti atti a gestire una impresa abbastanza complessa e complessiva di cose. Particolarmente difficile è coniugare cultura e mercato. Troppi gli interessi privati che soffocano la crescita della nostra nazione! Eppure, a testa alta, la maggior parte degli operatori culturali continuano a vivere l'avventura in cui credono. Se poi quell'avventura è bella o brutta, facile o dolorosa... la cosa ha poca importanza: ridendo o piangendo, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro, si va avanti dignitosamente senza, per questo, dichiararsi fatalmente vittime o eccezionalmente eroi. I sacrifici non devono spaventarci, il coraggio non ci manca.. E ai tanti che credono nella cultura dico: uniamoci in rete, progettiamo e realizziamo iniziative sommando potenzialtà, competenze e forze ed eliminando, così, le tracce dell’ individualismo nel quale è nascosta la morte della società. Condividiamo un impegno e una politica sociale basata sulla ferma consapevolezza che la crescita economica e occupazionale ha il suo punto di partenza nella Cultura (volutamente soffocata in questa società in continuo degrado). A chi è testimone di quella parte “buona, leale, produttiva e combattiva” della nostra nazione, a chi sa parlare la lingua del nostro tempo traducendo la realtà in azione, a chi sa ritrovare la giusta spinta ideologica e l’ umiltà di sapere che l’ unico referente è lei, la società, dico: è giunto il momento di dire BASTA agli abusi e allo strapotere per ricominciare a operare all’insegna del progresso e del benessere!

Apriamoci al mondo se vogliamo che il mondo si apra a noi. Facciamo rivivere la nostra Italia!

 


Vorrei essere contento: di essere connazionale di Placido Rizzotto.

di Elvio Ciccardini e Antonella Ventura

 

Qualche firma autorevole del giornalismo scriverebbe “correva l'anno 1948”. Le prime elezioni democratiche del Parlamento italiano erano prossime e l'Italia era frastornata da una crisi sociale, economica e politica che la accompagnerà, a riprese, fino ai giorni nostri. Placido Rizzotto, ragazzotto siciliano, sindacalista, il 10 Marzo, per l'appunto del 1948, venne prima sequestrato e poi ucciso.

La sua è la storia di un uomo che si schierò a favore dell'occupazione delle terre da parte dei contadini in Sicilia e che si prodigava in favore dell'interesse popolare, contro poteri striscianti e subdoli: quello prettamente mafioso e quello, di sua derivazione, political-mafioso. La sua condanna fu accompagnata a quella di un giovane pastore, Giuseppe Letizia, che, assistendo all'omicidio, fu a sua volta condannato ad un'iniezione letale.

La Sicilia stava aspettando, come il resto d'Italia, gli aiuti del Piano Marshall, che sarà approvato il 2 Aprile. Tuttavia, le condizioni agli aiuti volevano un'Italia governata dalla Democrazia Cristiana e ben lontana dall'affermazione della sinistra comunista. La condizione venne pronunciata il 20 Marzo dal Segretario di Stato USA, Marshall in persona: i 176 milioni di $, destinati all'Italia in 3 mesi sarebbero cessati nel caso di vittoria delle sinistre.

La politica, tuttavia, era affetta dalla “sindrome di Pescara”, in cui, alle amministrative, le sinistre con i repubblicani avevano ottenuto il 79% dei voti. Intervenne la Chiesa tra minacce di scomunica e l'affermazione di una volontà divina che si schierava apertamente verso il condizionamento politico statunitense. In poche settimane la DC si afferma alle elezioni, De Gasperi è primo ministro ed Einaudi viene nominato Presidente della Repubblica.

C'è da ricordare che la stessa sorte italiana stava per compiersi anche nei paesi europei aderenti al blocco comunista. Il primo partito di minoranza, comunista, si affermò nella storia della Cecoslovacchia proprio nel 1948, con conseguente uccisione del Primo Ministro e del Ministro degli Esteri. I giocatori si erano seduti al tavolo, durato decenni, della grande “dama”. Dove le pedine avevano il nome di nazioni e, ad ogni loro spostamento, crollavano sovranità e diritti di cittadinanza. E' allo spirito “libero” e “sociale” di Placido Rizzotto che si contrappongono le travisazioni degli “ismi” internazionali e delle mafie locali, che presero il nome di guerra fredda.

Fredda, infatti, era la manipolazione del popolo e la pressione a cui veniva sottoposto. Sempre nel 1948, Togliatti viene colpito da 4 colpi di arma da fuoco. Non muore. I lavoratori protestano e scendono in strada. Valletta, AD della Fiat, viene sequestrato nei suoi uffici. L'Italia vive un primo black out controllato: spaccata in due, con i treni fermi e senza energia elettrica. Con i lavoratori pronti a rivendicare i loro diritti, le uniche radio funzionanti raccontano la fuga di Bartali al Tour de France. Come per i bambini sulla giostra, la rabbia si confonde con il tifo e lo sport placa le frustrazioni, trasformandole in calda gioia di vittoria.

Gli italiani sopravvissero a loro stessi, nel 1948. Placido Rizzotto non sopravvisse ad un sistema nazione condizionato e vincolato da se stesso e al di fuori di esso. Solo il 9 marzo 2012, caduta la politica, saliti agli altari i tecnici, nel mezzo di un terremoto globale, l'Ansa comunica che : “L'esame del Dna ha confermato che lo scheletro ritrovato nel settembre del 2009 a Rocca Busambra, nelle campagne di Corleone, appartiene all'esponente del partito socialista. Qualcuno spera in funerali di Stato.”

Vorrei essere contento di essere connazionale di Placido Rizzotto. Faccio fatica ad esserlo, almeno fin quando la sua nazione, quella per cui perse la vita, non si desti libera ed etica. L'Italia nacque lupa affettuosa e premurosa, poi diventò cagna distratta e violenta. Sarò fiero di essere connazionale di Placido Rizzotto quando la mia nazione, l'Italia, darà un senso alla sua vita spezzata.

 

PRESIDENTE DEL CAD DI MACERATA

Dott. Elvio Ciccardini